C’ è una parola magica: sinodalità, abbiamo imparato tutti il significato dal greco Syn “con, insieme” e Hodos “cammino”.
E ci sono due persone che hanno sperimentato questo camminare insieme fin dagli anni della fanciullezza, in una piccola parrocchia del sud Italia, a Siderno, costa ionica della Calabria, nei primi anni del post-concilio.
Enzo Romeo, vaticanista del Tg2 e Giuseppe Curciarello, medico oncoematologo, raccontano la loro crescita cristiana intorno alla figura del parroco e la loro esperienza di tutti i giorni nella sacrestia della parrocchia, in un piccolo libro da titolo emblematico, VIVA LA PARROCCHIA.
Quello che li attirava era lo spirito di camminare insieme, di fare esperienza, e nelle loro pagine riaffiorano i ricordi delle prime messe in italiano, la torsione del prete per guardare i fedeli negli occhi e presentare le formule liturgiche in modo finalmente comprensibile
Il don era il rappresentante della chiesa in uscita, ed i giovani catturati dai canti nuovi, dai campi scout e proposte dell’azione cattolica.
La parrocchia era diventata un mezzo per trasformare il tempo in modo costruttivo, una chiamata come quella di Filippo allo scettico Natanaèle, “vieni e vedi” (Gv. 1, 43-51)
Nell’ordinario trovi lo straordinario.
Ecco che questa realtà non va dimenticata oggi, mentre discutiamo e inventiamo una chiesa /mirabilandia dove il lupo dormirà con l’agnello e il clero pascolerà insieme al laicato.
La parrocchia è il pezzo di mondo dove sperimentare l’essere popolo di dio, dove vivere la chiesa, dove non fare distinzioni, dove scambiare la pace con uno sconosciuto, con chi non sopporto, con colui che è nell’ombra.
La parrocchia non è una cosa desueta, si è parlato di cambiamenti, di pastorale ambientale, di catechesi sacramentale….tutto giusto e legittimo ma a monte deve esserci quello sguardo aperto, capace di accoglienza.
Sono sicuramente cambiate le modalità di annuncio, dal tavolo da ping pong o la gita di un tempo siamo arrivati all’era digitale, e vanno rimodulati i metodi di approccio, ma tenendo sempre a mente che i giovani di ogni epoca desiderano che qualcosa riscaldi il loro cuore.
Ciò comporta un cambiamento di mentalità, dobbiamo uscire da una parrocchia diventata ufficio del sacro, gestito da preti funzionari che ricevono a ore, celebrano sacramenti e rilasciano certificati
Certo i sacerdoti sono sempre meno e le unità pastorali chiedono loro di saltare da una parrocchia all’altra, allentando quel filo di amicizia che legava parroco e parrocchiani ma il sacerdote non deve essere un facchino che si fa carico di ogni cosa ma piuttosto un direttore che fa suonare al meglio un orchestra di parrocchiani
Ecco la Sinodalià vera, vissuta da basso come dice il sottotitolo del libro, impressa nel DNA di ogni figlio della chiesa dove poter proclamare con gioia VIVA LA PARROCCHIA