Qualche anno fa, appassionato di informatica come sono, ho pensato di recuperare e far vedere alle mie figlie, al tempo di 11 e 9 anni, il film War Games.
Il film non è in se nulla di eccezionale, ma quando ero io un ragazzo andava molto spesso in televisione, e, cosa quasi unica che rara, tratta il tema di informatica e tecnologia in modo molto corretto.
Riguardandolo però, mi sono ricordato... delle armi atomiche: nei primi anni ‘80 (io sono del ‘73…) il tema era molto sentito, si parlava abbastanza di armi nucleari, di rifugi antiatomici (se questi servissero o meno a qualcosa, …).
Ripensando ad oggi, questo tema è praticamente scomparso dall’opinione pubblica: ma una veloce ricerca in Internet ci fa capire che gli ordigni nucleari sono invece ancora tutti li, magari riammodernati, magari leggermente ridotti ma sempre pronti ed efficienti.
Detta in un altro modo: il pericolo atomico è ancora presente tale e quale al periodo della guerra fredda, ma è scomparso dalle nostre agende e dalle nostre coscienze.
In questi anni un gruppo di stati non propietari di armi atomiche ha iniziato un percorso, in seno all’ONU, per la definizione di un trattato internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, un trattato del tutto simile ad altri analoghi sulle mine antiuomo ad esempio.
Il percorso è iniziato con una serie di conferenze internazionali sugli effetti civili delle armi nucleari, conferenze di studio in cui scienziati e politici hanno potuto confrontarsi sul tema.
Solo a fine 2016 la proposta di istituzione di una conferenza internazionale sul tema è stata approvata nella competente commissione ONU, e la conferenza è stata convocata in due sessioni, una a marzo 2017 e la seconda, la decisiva, a giugno/luglio 2017.
Come commissione diocesana per la pastorale sociale, del lavoro, pace giustizia e custodia del creato ci siamo interrogati in questi anni, attuando o collaborando a una serie di iniziative sul tema.
Come ultima, abbiamo promosso una giornata di preghiera diffusa (e relativo dossier) per domenica 2 luglio, all’inizio dell’ultima settimana della seconda sessione della conferenza, per riflettere e pregare in favore dell’approvazione del trattato.
Siamo certi, anche grazie alla preghiera delle comunità della nostra diocesi, guidata dal magistero della Chiesa tutta e di Papa Francesco in particolare, il trattato è stato approvato praticamente all’unanimità venerdì 7 luglio!
Questo non fa venire meno il nostro impegno: ora il trattato deve venire ratificato da almeno 50 stati perché possa entrare in vigore… e noi confidiamo tutti che uno di questi 50 possa essere la nostra repubblica italiana, anche se non ha partecipato ai lavori della conferenza.
Marco Gaiarin