Dove si scrivono le recensioni di eventi come i ritiri spirituali? Tanto per incominciare, sul Tripadvisor della compagnia, dell’organizzazione e della guida spirituale scriverei: ve li consiglio. La bellezza del luogo, la gentilezza, la cucina e la cura nel rendere accogliente l’ambiente che ci ospitava meritano anch’essi un ottimo punteggio.
Ma adesso viene il meglio. Ecco la cronaca di un fine settimana di esercizi spirituali.

Esercitare i muscoli rende abili a compiere determinate azioni; esercitare la mente rende capaci di esprimere dei concetti; esercitare lo spirito a cosa serve?
Io ho trascorso 3 giorni ad esercitare il mio spirito a cogliere e ad accogliere la Speranza.

Dal 3 al 5 marzo insieme al settore adulti dell’Azione Cattolica della diocesi di Concordia Pordenone, nella splendida cornice del castello di S. Martino a Vittorio Veneto, ho partecipato ad un fine settimana di esercizi spirituali sul tema: La Speranza.
Le giornate iniziavano e terminavano con la preghiera; erano scandite da momenti di ascolto guidato delle scritture, meditazione personale, preghiera, pasti accuratamente preparati consumati nel silenzio, tempi per gustare la pace e la bellezza del luogo che ci ospitava. Don Fabrizio De Toni è stato la guida che ci ha accompagnati, attraverso le scritture e l’arte ad imparare a riconoscere i tempi e luoghi dai quali può ripartire la Speranza.
Sappiamo tutti cos’è la Speranza, la sua forza ci appartiene. Si dice che sia l’ultima a morire, ma io penso che sia anche la prima a nascere. È un dono, come la Fede, di cui a volte ci sentiamo così pieni da non poter fare a meno di condividerlo. Spesso però, soprattutto quando ne abbiamo più bisogno, la Speranza sembra perduta.

Le lectio di don Fabrizio su brani dell’antico e nuovo testamento, insieme alla condivisione del sentire dei partecipanti agli incontri, non puntavano a farci comprendere cos’è la Speranza, ma piuttosto ad insegnarci a scovare ogni angolo, ogni recesso in cui la Speranza si annida. Per questo la nostra guida si è servita di un metodo del tutto inaspettato: l’arte.
Ci ha mostrato dei quadri che ognuno di noi ha potuto guardare con 16 paia di occhi, tanti quanti eravamo nella stanza. 16 sguardi che coglievano ognuno una pennellata diversa.
In opere come “La Promenade” di Chagall, o la “Maternità” di Severini, i segni di Speranza sono del tutto evidenti, ci sono amore, gioia, luce.

Nel quadro “Il sacrificio di Isacco” di Chagall invece si coglie, in un conteso in cui ogni certezza sembra annichilita, la Speranza che grida verso l’alto come un coltello puntato al Cielo, diventando forza salvifica e feconda.
L’opera di Rouault “Il clown ferito” che a me era apparsa inizialmente cupa e assolutamente disperata, con l’aiuto dello sguardo di tutti i presenti, pian piano ha cominciato a rivelare il suo vero messaggio: Il dolore e la cura, la tristezza che ti fa abbandonare tra le braccia di chi ti sta accanto. La Speranza si coglie dunque all’interno di uno scenario che appare senza scampo ma, al disopra del quale, non si può non notare che vigila discretamente un volto in cui io (interpretazione del tutto personale) scorgo la figura del Padre.

È la morte il luogo più difficile dove possa albergare la Speranza. Eppure, don Fabrizio ci ha mostrato l’immagine di un sarcofago nel quale sono deposti due coniugi che hanno voluto far scolpire scene tratte dalla Bibbia. Sono tutte immagini di rinascita, creatività, gioia e Speranza.
Forte don Fabrizio, efficaci le immagini, utili le discussioni sul modo di vedere le cose. Ho voglia di dire:- Arrivederci al prossimo anno-

Emanuela Del Bianco

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