Domenica 15 ottobre oltre un centinaio di persone provenienti dalle diocesi di Concordia-Pordenone, Gorizia, Trieste e Udine hanno partecipato al Convegno regionale Adulti di AC a Gorizia riflettendo sul tema Attraverso il territorio. Partecipazione e impegno per il bene comune.
E’ stata un’occasione di approfondimento e confronto davvero arricchente: Luca Grion, direttore della SPES di Udine e presidente dell’Istituto J. Maritain ci ha invitati a riflettere sulla nozione di bene comune, un concetto che generalmente diamo per scontato ma che è necessario comprendere nel suo pieno significato per non rischiare di escludere le persone più fragili dal godimento di un bene che se è comune dev’essere di ciascuno, nemmeno uno escluso.
Il bene comune non è, ad esempio, la somma dei beni individuali, anzi, se c’è solo una persona che porta un contributo uguale a zero, il bene non è più di tutti e il totale del bene comune è zero; l’onere è dunque quello di non lasciare indietro nessuno.
A questo proposito, nella sua veste di docente di filosofia morale, Luca Grion ha sottolineato il pensiero di J. Maritain, di cui tra l’altro è impregnata la Gaudium et Spes: l’uomo ha due polarità, l’io odioso, la cui legge è il prendere, l’impossessarsi e godere per sé, e l’io generoso, proprio di santi ed eroi, dove prevale la logica del noi, dove c’è uno strabordare di generosità che è il pilastro del bene comune. Bene comune che non è la semplice collezione di beni privati ma la comunione delle persone capaci di vivere bene, dove la felicità è data dalla qualità dei legami, infatti stiamo bene quando i rapporti interpersonali sono forti, non quando accumuliamo beni.
Oggi più che mai, come credenti e appartenenti all’A C dobbiamo essere capaci di superare la logica del pensiero debole, dell’emotivismo, secondo cui è legittimo che ciascuno abbia la sua verità; la verità umana messa ai voti rischia di perdere, anche fosse la verità dei più: alla richiesta di Pilato la maggioranza non ha scelto Gesù.
Ma allora qual è la chiave per ripartire? E’ necessario mettere gli occhi sulle fragilità, capire quali sono i problemi dai quali vorremmo sollevarci: l’ascolto di ciò che ammala le nostre relazioni può aiutarci a trovare le soluzioni per uscirne; dobbiamo fare la fatica di alimentare la speranza perché ciascuno di noi sta bene quando vive buone relazioni con gli altri.
Grion infine ha suggerito tre azioni per coloro che si impegnano in politica: ricucire, cioè apprendere l’arte di comporre le distanze. C’è un autentico bisogno di additare esempi credibili e di mostrarli: se non li portiamo nelle nostre realtà parrocchiali, se non proponiamo testimoni che lavorano concretamente per il bene comune, soprattutto tra i più giovani veicoliamo l’idea che la politica è una cosa da cui prendere le distanze, che non è una cosa buona. Ascoltare: è necessario superare la difficoltà di stare insieme valorizzando le differenze, come nella pratica sportiva di squadra, ognuno deve avere i propri spazi e concorrere al comune obiettivo. Riunire: coloro che si impegnano in politica devono avere la capacità di tenere le persone attorno a un tavolo affinché ciascuno prometta di procedere in un’ottica di squadra, saper trovare il compromesso, far avanzare insieme.
Il dibattito finale è stato poi sollecitato anche dagli interventi di Gianni Ghiani e di Marco Vittori, invitati a fare alcune riflessioni sul rischio della solitudine, sull’ingratitudine e sulla gestione dei conflitti da parte di chi, come loro, è impegnato direttamente nei governi locali.
Dopo la Messa presieduta dall’Arcivescovo di Gorizia e il pranzo comunitario, la giornata si è conclusa con la visita guidata al Museo della Grande Guerra presso il Castello della città.
Ester Pilosio