Carissimi giovani, aderenti e non,
all’Azione Cattolica della diocesi di Concordia-Pordenone,
con grande gioia e trepidazione vi scrivo col cuore in mano. Mi sento molto emozionato a cercarvi e a cercar di buttar giù per iscritto alcune idee, che da qualche settimana trovano domicilio in me. Per la prima volta vi saluto da assistente!!
Alcuni di voi mi conoscono bene (“purtroppo!!”, direbbe qualcuno!). Tanti vi ho conosciuti durante i campi scuola o in altri episodi: alla vostra vista, il cuore ancora mi si riempie di ricordi belli e piacevoli! Ho avuto già il piacere di collaborare anche con molti quando ero assistente nell’articolazione dell’ACR. In sei anni di servizio, mi sono messo a fianco di vari educatori, per organizzare feste diocesane e non solo, campi scuola, mesi della pace, commissioni ed equipe, … Ancora una volta vi scrivo che apprezzo tantissimo il vostro e il vostro impegno, voi che siete già educatori e che con passione e tenacia vi affiancate ai giovani che le parrocchie vi affidano di anno in anno!!
Stando così le cose, sembra tutto facile. Quasi pre-ordinato. E in effetti all’inizio mi è capitato di averlo pensato anch’io. “Da assistente dell’ACR ad assistente dell’ACG” - qualcuno mi han riferito - “il passo è breve: tanto molti li conosci già!”. Mi è stato detto anche che “passo di grado”, come se fosse una sorta di promozione. Non credo che sia così: non è nel mio stile, quello che mi ha fatto dire di “sì” al Vescovo Giuseppe, quando mi è stato proposto questo cambio. Non si tratta solo di entrare da voi attraverso un’altra porta, magari più grande, ma di traslocare l’impegno mantenendo lo stesso stile che mi ha sempre attribuito
chi mi conosce bene.
E appunto chi mi conosce bene sa quali sono i miei pregi e i miei difetti. E che sicuramente non mi piace essere al centro dell’attenzione. Sapete: provo imbarazzo a pensare che abbiano scelto proprio me. Ci potevano essere altri sacerdoti (forse non molti, è vero!). Ma non penso che la scelta del sottoscritto fosse obbligata! Confido che non abbiano scelto me, perché son bello o fascinoso (non credete? … sarebbe “da manicomio!”). In definitiva, non vedo altre ragioni se non l’attenzione che in passato ho cercato di mettere nel mio servizio nell’articolazione.
Questo pensiero mi ha fatto tornare a quando sono diventato assistente dell’ACR; anche quella volta mi sono affacciato a questo compito con titubanza e imbarazzo. Mi sono chiesto cosa potevo portare di veramente mio all’associazione (“per evitare di peggiorarla a causa mia”, mi dicevo); e ho pensato di regalare ascolto e presenza: in queste cose sono bravo, e forse sono queste le caratteristiche essenziali dell’assistente in AC, … e ho cercato di comportarmi così per quel che potevo a livello diocesano. Quella scelta, ad anni di distanza, si è rivelata preziosa e fruttuosa, almeno per la vita mia (spero anche per la vita di qualcuno di voi…). Col tempo, si sono strette relazioni e amicizie; con qualcuno si è camminato; … e poi la realtà più importante, che ancora mi da la gioia di svegliarmi ogni giorno, cioè la possibilità di accompagnare qualcuno di voi personalmente nel proprio percorso di vita anche spirituale. Qualche giorno fa, confidandomi con una persona a me cara, sono rimasto stupefatto a sentirla contenta della mia nomina per l’ACG: “presenza, accompagnamento e guida… questo sei tu!”, si è sentita di riferirmi.
Che dire? Costantemente mi interpella una frase che mons. Bianchi ha detto negli ultimi esercizi, quando a noi assistenti ricordava che: “un prete è tale, perché ha venduto la sua pelle alla Chiesa!”. Anche per me, come per molti di voi, l’AC si è rivelata importante per la mia vita e per le mie motivazioni personali, da credente e da prete. E mentre ringrazio chi mi ha preceduto per l’intensità e l’attenzione che vi hanno dimostrato nel corso degli anni (so che non è giusto far nomi, ma per vicinanza di esperienza personali condivise mi è impossibile non ringraziare soprattutto don Maurizio e don Angelo), prego Dio di riuscire a essere all’altezza della bellezza che siete e di riuscire a servirvi come giovani “unici e irripetibili” il più possibile con quello che sono, perché nessuno di noi può essere “la fotocopia” di nessun altro e tutti possiamo crescere solo con l’aiuto e il sostegno di altri.
Voglia il Signore della Vita illuminare i passi della nostra strada, finché ci darà la possibilità di camminare insieme sul sentiero della santità, ciascuno con i propri ruoli. Voi, giovani, aiutatemi ad esservi d’aiuto, soprattutto con la preghiera e la pazienza! Da parte mia, prometto che m’impegnerò a fare altrettanto e, possibilmente, a “lavarvi i piedi” ogni volta che me ne darete la possibilità… personalmente o in gruppo che sia.
Buon cammino!
Ld (Loris don)