Giovedì pomeriggio, c’è il sole e l’aria è tiepida, i nostri stati d’animo sono un po’ scossi perché sensazioni di positività, felicità e dubbio ci pervadono; siamo già divisi nei tre gruppi con addosso le casacche e stiamo provando qualcosa di nuovo.

È il momento dell’ultimo match, i “rosa” e i “gialli” si sfidano: mentre i due team entrano velocemente in campo, il borbottio tra i vari giocatori aumenta, alcuni discutono di tattiche, alcuni si passano la palla, le ragazze fanno la staffetta nei bagni per controllare trucco e capelli, tutto rientra nella norma.

Passa qualche minuto e le formazioni di attacco e difesa sono pronte, cala il silenzio e l’arbitro fischia, parte l’azione! In 15 minuti di gioco è capitato di tutto: sack, trattenute, fumble, intercetti, ma le squadre han resistito e nessuna è riuscita a fare touchdown.

Ultimi secondi di gioco: i giocatori si posizionano nel campo per l’azione finale con la formazione “QB Sneak”; la tensione cresce, i ragazzi si fissano per anticipare le mosse avversarie ma seguono placcaggi in ogni dove e la partita finisce in parità! Bravi tutti, foto di gruppo e via di corsa a celebrazione!

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“Forgarian’s Tackle - Orientati Alla Meta” era lo slogan del nostro campo orientamento, mentre “The Blind Side” è stato utile come fonte d’ispirazione per l’ambientazione: è un film tratto dalla storia vera di Michael Oher, un ragazzo senza famiglia che riesce a svincolarsi dai bassi fondi di Memphis emergendo nel football a livello professionistico.
Tra le attività proposte ai ragazzi abbiamo giocato a football americano, e ripensando a quel pomeriggio mi capita di fare qualche riflessione. Nella squadra degli “arancioni“ ho giocato come quarterback, desideravo orientare e guidare i ragazzi in questa nuova situazione, senza lasciarli in balia degli avversari e dei tecnicismi del gioco. Prima dello “snap” esclamavo alcuni termini per suggerire lo schema da seguire, avevo chiari nella mia mente degli obiettivi e nel cuore altrettanti desideri: evitare i placcaggi, avanzare il più possibile, completare un passaggio, tutto questo e molto altro mi rimbalzava dentro come la pallina in un flipper.

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Durante ogni azione affrontavamo un limite diverso, come la palla che scivolava dalle mani, i ricevitori che non riuscivano a distinguersi dalla mischia, la paura di mettere in difficoltà l’intera squadra...
Le altre due squadre erano fissate nel passarsi la palla con lanci lunghissimi, e il mio progetto di difesa si era adagiato su uno schema preciso, ma con tutte le tattiche esistenti era quella la scelta più giusta che potevo fare?
Ogni ragazzo o ragazza copriva un ruolo differente, offrendosi per la squadra in uno specifico servizio, ma in quel posto si sentivano veramente adatti? Io ero riuscito anche a cedere il mio ruolo di quarterback, ma se ci fosse stato più tempo molti di loro non avrebbero esitato a provare altre posizioni di gioco.
Il nostro modo di giocare, e il nostro atteggiamento in campo ci dovrebbero far ricordare che può capitare di perderci nella Babilonia della quotidianità e dell’ordinarietà, e che è non è così facile rimanere sempre coerenti con il nostro essere, facendo filare tutto in maniera logica e in linea con le nostre aspettative.

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Arzene, Barco, Casarsa, Chions, Cordenons, Fiume Veneto, Rorai Piccolo, San Stino Di Livenza, San Martino al Tagliamento: queste sono le parrocchie da cui provengono gli educatori e ragazzi che sono stati coinvolti per il campo orientamento, e che continueranno durante l’anno un cammino di formazione con diversi incontri.
Uno dei maggiori pregi è stata la capacità di farla da padrone in tutte le spiacevoli situazioni verificatisi durante la settimana, trovando in brevi tempi soluzioni pratiche ed efficaci; oltre ad andar a braccetto con pioggia e vespe abbiamo fatto amicizia con l’intero pronto soccorso di San Daniele. La diversità tra gli educatori è stata fondamentale e fruttuosa, ognuno con differenti punti di forza e provenienti da differenti background e cammini di fede, ma un elemento chiave e fondamentale è stato apprezzare le caratteristiche di ogni singolo campista, senza dar nulla per scontato e riuscendo a far suscitare nuove emozioni e a scuotere i loro pensieri.
Per sviscerare e stimolare la preghiera e la riflessione ci ha accompagnato la figura di Abramo. Alcuni ospiti, inoltre, quali il Vescovo Mons. Giuseppe Pellegrini, suor Celestina, don Fabio Magro, gli sposi Andrea e Miriam hanno testimoniato ai ragazzi i loro cammini di fede forti e coraggiosi con i loro racconti e il loro entusiasmo.

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