“Comunità cristiana e politica” è il titolo del convegno organizzato dall’Azione Cattolica Italiana il 21 e 22 giugno scorsi a Roma, al quale l’associazione ha invitato i suoi aderenti impegnati nella vita politica amministrativa locale. Dalla diocesi di Concordia Pordenone sono scesi nella capitale Andrea Cabibbo (Pordenone), Cristina Centis (Fontanafredda), Luisa Forte (Valvasone Arzene) e Marino Marchesin (Spilimbergo).

Perché un convegno sulla politica?
“Avere un luogo di formazione alla Politica -quella con la “P” maiuscola- ed un tempo per riflettere, fuori dalla quotidiana frenesia di chi è impegnato nelle amministrazioni locali, aiuta a consolidare la consapevolezza della responsabilità in chi gestisce il bene pubblico e fa sentire un po' meno soli quei cattolici che si dedicano alla politica e che sentono l’urgenza di un discernimento comunitario, attuato da coloro che, avendo una base condivisa di valori fondamentali, di metodi e stili di vita, sanno operare per il bene comune con uno slancio ideale ed un orizzonte più ampio, che va oltre i tweet e gli slogan “validi” oggi per oggi, cui – come cristiani - non possiamo abituarci”.

Cabibbo

Perché un convegno rivolto agli amministratori locali?
“Bene ha fatto l’A.C. a partire dal livello politico più vicino alla quotidianità dei cittadini, dai comuni e dal territorio; solo dal basso è possibile realizzare quel cambiamento di cui oggi il Paese ha estremamente bisogno, attraverso il confronto e la condivisione di esperienze tra persone che sanno affrontare insieme i problemi reali delle persone, al di là degli schieramenti politici e delle divisioni cui ci costringe la politica nazionale”.

Cabibbo

Qual è la differenza dei cristiani nel servizio alla città?
“Ho molto apprezzato questa iniziativa organizzata dall'A.C. nazionale, questa opportunità di condividere le proprie esperienze di servizio nelle amministrazioni locali ed insieme riflettere su alcuni nodi, su ciò che ci unisce, sulla necessità - da cristiani e da uomini e donne di buona volontà - di non perdere di vista i valori, i principi non negoziabili. Occorre trafficare i talenti, per fare delle proprie competenze non motivo di vanto o supremazia, bensì di servizio. Il rischio dell'omologazione così come quello dell'isolamento sono sempre in agguato, e allora è importante stare attenti a non esigere troppo o troppo poco, puntando a realizzare tutto il bene possibile alle condizioni che le circostanze ci pongono. È un continuo esercizio di traduzione di valori. Comunque sia, non bisogna avere paura di essere scomodi!".

Centis

Come si sente il cristiano impegnato in politica?
“Fare politica purtroppo ci fa sentire ed essere troppo spesso soli, l'esperienza di Roma è stata una boccata di ossigeno. Tornare ogni tanto a casa ti rassicura, ricarica le batterie ed elimina quel senso di isolamento. L'idea di poter avere un luogo o uno strumento per condividere il pensiero dei cattolici impegnati in politica è sicuramente stimolante e necessario, soprattutto oggi che i cristiani militano in svariate componenti del palmares politico. L'agnello solo in mezzo ai lupi si salva solo se il branco lo protegge”.

Marchesin

Una sola appartenenza e diversi schieramenti?
“Il tempo del partito unico dei cattolici è ormai superato. Al convegno di Roma, la presenza di amministratori locali con riferimenti di partito o componenti di liste civiche di diverso orientamento ha permesso l’avvio di un dialogo molto proficuo sui temi della dialettica politica, dei conflitti, dei valori da salvaguardare e sull’utilizzo del discernimento, individuale e comunitario, come stile di lavoro. L’appartenenza ecclesiale rappresenta un legame valoriale forte che deve conciliarsi con le regole della vita democratica e con l’agire politico in un contesto laico nel senso autentico del termine”.

Forte

Quale rapporto con la comunità cristiana?
“Questa esperienza, breve ma intensa, mi dice che è possibile e confortante contare sulla fraternità, nella comunità cristiana e dentro l'Azione Cattolica, di compagni di strada che condividono l'esperienza del servizio in politica. Spero che nasceranno altre simili occasioni”.

Centis

Qual è l’impegno politico della comunità cristiana?
“In parrocchia, in Azione Cattolica anche se non si “fa politica” in senso stretto, si acquisisce però uno stile di servizio, si assorbono valori autentici, si impara a leggere i bisogni della gente e a starle accanto. Oggi tutto questo non è sufficiente. I cristiani, insieme agli ‘uomini e donne di buona volontà’ ai quali si rivolge la dottrina sociale della Chiesa, dovrebbero avere un po’ più di coraggio e avviare un confronto serio sull’importanza della partecipazione alla vita politica, dovrebbero darsi il tempo per riflettere e immaginare la buona politica che si ispira alla giustizia e al diritto, che rifugge da soluzioni semplicistiche a problemi complessi e che sa fare, se necessario, scelte impopolari”.

Forte

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