Più che un incontro formativo per presidenti e consigli parrocchiali, quello vissuto il 23 febbraio online con Diego Grando, è stato un vero e proprio “pit stop” associativo.
Siamo arrivati all’appuntamento silenziosi, con poche domande…forse un po’ scarichi per le tante cose accadute durante quest’ultimo anno…e così ci siamo semplicemente aperti all’ascolto.

Diego ha iniziato dalla cosa più importante: ricordarci chi siamo! E per farlo è partito da una citazione della poetessa, ma anche assistente sociale e mistica, Madeleine Delbrêl: “Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c'è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi. (…) Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità. Noi crediamo che niente di necessario ci manca. Perché se questo necessario ci mancasse Dio ce lo avrebbe già dato.”

Ogni tempo è propizio per incontrare il Signore Gesù e questo, provato dalla pandemia, non fa eccezione. Non è un tempo da guardare con l’atteggiamento vittimistico e arreso dei profeti di sventura. Non è un tempo di passaggio durante il quale sopravvivere in attesa che finisca. È un tempo al quale guardare con simpatia, un tempo della grazia per aprirci lo sguardo su altre realtà, altri bisogni, altre povertà…un tempo da abitare pienamente.
È la cura che riserviamo a tutto ciò che accade intorno a noi che ci dà la misura della nostra fedeltà alla storia in cui Dio opera, perché Dio non ci osserva dall’alto mentre ci barcameniamo tra mille difficoltà: è dentro questo tempo insieme a noi!
Perciò, se questo è un momento favorevole per il cristiano che segue gli insegnamenti del Concilio, lo è anche per continuare a seminare la proposta di AC! Non è facile, ma dobbiamo riporre la nostra fiducia nel battesimo ricevuto, nella forza della sinodalità e nel poter fare - noi stessi con le nostre scelte - del quotidiano un terreno di santità.

In che modo?

Impegnandoci per essere rete che non si squarcia (Gv 21), nodi che tengono uniti, tessitori pazienti di maglie sempre più strette…per essere come quei pescatori che, alla fine di ogni giornata, ripuliscono e piegano con cura le proprie reti secondo l’ordine di Dio.

Questo però è anche il tempo del coraggio! Il coraggio - come ci ha detto don Fabio nel momento di preghiera iniziale - di provare a gettare le reti in modo nuovo, sfidando consuetudini e timori.
Dove? Dentro le comunità, nel territorio, stringendo alleanze e abitando gli spazi cosiddetti informali, i “non luoghi”: al lavoro, per strada, sull’autobus, nelle riunioni di classe o di condominio, ovunque.
Dedicandoci a questo in ogni momento e in ogni contesto, senza fretta, una persona alla volta, semplicemente facendoci prossimi, vicini, compagni di strada e cercando di gettare “il seme buono ogni qual volta l’aratro della storia” ce ne offre la possibilità (V. Bachelet).

Forse il futuro, ha proseguito Diego, non sarà come ce l'aspettavamo. Forse sarà addirittura molto più ricco e sorprendente, proprio perché ha generato in noi l'imprevedibile!
Da tutta Italia arrivano in proposito tante bellissime testimonianze di gruppi di AC che hanno saputo reinventarsi nonostante i limiti e le difficoltà imposte dal Covid. Chi si è organizzato per raggiungere gli adultissimi casa per casa, portando del materiale o un semplice saluto. Chi ha trovato il modo di farsi presente con i bambini dell’ACR anche solo con piccoli gesti o un videomessaggio. Chi si è attivato raccogliendo tablet per studenti in difficoltà e chi ha portato la spesa alle persone anziane e in isolamento.

Tutta questa cura, questo entusiasmo e questa fantasia non smettono di stupirci e lo stupore non è altro che la presenza di Dio nelle piccole cose. Guardare più attentamente, con occhi nuovi e saper trarre il meglio da ogni esperienza è ciò che ci permettere di rendere ogni situazione feconda, generativa.
E l’essere gruppo, in questo momento non può che diventare un valore aggiunto! Non solo uno “strumento” ma contenuto - ciò che ci dà forma ma anche sostanza - perché anche solo nel sentire di far parte di un gruppo c’è molto di cui gioire, da meditare, da capire e per il quale ringraziare.

In questo momento, quindi, in cui non possiamo ritrovarci come vorremmo, non viene meno la nostra identità. Al contrario, con un pizzico di creatività riusciremo a trovare nuovi modi per abitare questo tempo e magari - alla fine di questa lunga giornata per mare - scopriremo che la nostra rete non è solo strapiena ma si è fatta anche più grande!
Grazie davvero a Diego, a don Fabio e a chi ha organizzato questo incontro! Ora possiamo ripartire con il serbatoio pieno di idee ed un treno di gomme nuovo di zecca per raggiungere tutti - ma proprio tutti - quelli che stanno aspettando un segno, che stanno aspettando noi!

 

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