Dopo l’incontro del 12 febbraio scorso con la prof.ssa Marin Francesca sui temi legati alle questioni etiche del fine vita e del suicidio assistito (la disponibilità ed indisponibilità della vita, la legislazione italiana con le sentenze della corte costituzionale) come Consiglio diocesano abbiamo deciso di proporre un altro incontro sul tema che ci aiuti ad entrare ancor più in profondità sulle tematiche con un aggiornamento rispetto all’iter legislativo in corso dopo la dichiarazione di inammissibilità del referendum proposto.

L’incontro si svolgerà il 19 novembre con inizio alle 14.45 e termine alle 18.00 (per chi desidero con possibilità di partecipare alla S.Messa della comunità) presso l’oratorio della parrocchia di Tamai di Brugnera. nostro ospite sarà il prof. Christian Crocetta Professore Straordinario di "Biogiuridica, Filosofia del diritto e Sociologia giuridica" presso IUSVE (aggregato a FSE/Università Pontificia Salesiana).

L’invito a partecipare è rivolto a tutti ai consiglieri diocesani, ai consigli parrocchiali ed anche a chi può essere interessato alla tematica. Riteniamo sia un’occasione unica che come Associazione, sensibile alla formazione delle coscienze, possiamo offrire anche a chi non fa parte dell’associazione.

Per le iscrizioni compilare il form a questo link:

https://forms.gle/Z2NehLH2Kn7kUbfo6

Per entrare o rientrare nel tema, pubblichiamo il racconto di Silvia e Chiara relativo all’incontro di febbraio:

 

“E se sappiamo che dalla malattia non possiamo sempre garantire la guarigione, della persona vivente possiamo e dobbiamo sempre prenderci cura: senza abbreviare noi stessi la sua vita, ma senza accanirci inutilmente contro la sua morte. […] Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire”. Queste le parole inviate da Papa Francesco ai partecipanti al Meeting regionale europeo della “World medical association” sulle questioni del “fine-vita” del 2017 e sono state lo spunto di apertura per il Consiglio diocesano di formazione del 12 febbraio 2022, aiutati, anche, dalla prof.sa Francesca Marin, docente di Filosofia presso l’Università di Padova.

Nel gennaio 2018 entrava in vigore la Legge n. 219, contenente le “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Il testo di legge sembrava aver aperto alla possibilità di autodeterminarsi di ognuno, potendo decidere e disporre della propria vita senza alcun limite. La Corte Costituzionale, con l’ordinanza n. 207/2018 e, poi, con la sentenza n. 242/2019 forniva i criteri per discernere nelle varie situazioni “limite” e, vista la lentezza del legislatore, rilanciava il tema alla discussione in Parlamento.

Il dibattito bioetico e biogiuridico iniziato, però, subisce una battuta d’arresto importante a causa della pandemia, che, d’altra parte, fa ri-entrare in maniera forte la morte nelle nostre vite, con tutte le questioni e le domande di senso ad essa correlate. La pandemia ci ha posti davanti a quello che è visto come l’ultimo tabù ancora in vigore: il morire, con tutto il suo carico di paura.

I temi legati al suicidio assistito e all’eutanasia rientrano in scena con la raccolta firme per il referendum definito “sull’eutanasia”, nell’estate 2021. L’ obiettivo dichiarato è di modificare l’art. 579 del codice penale, ossia l’omicidio del consenziente, aprendo alla possibilità concreta di procurare la morte a chiunque lo richiedesse. Il referendum raccoglie, in pochissimo tempo, più di un milione di firme. Il 15 febbraio 2022 la Corte Costituzionale dichiara inamissibile la richiesta di referendum. Il 10 marzo 2022, la Camera ha dato il via libera al testo sulle “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”. La legge ora passerà al Senato.

La questione, dunque, può ritenersi chiusa? La risposta è no. Il referendum ha dato nuova linfa al dibattito e ha riportato sotto i riflettori non solo numerosi slogan pro o contro, ma soprattutto ha aperto nuovamente il confronto sulle questioni etiche riguardanti la vita, dal suo inizio alla sua fine; se la vita sia un bene disponibile o indisponibile; quali siano i criteri da applicare per stabilire quale sia la “qualità della vita”; quale il ruolo della medicina; quale immagine di uomo si sta delineando.

Le questioni etiche, giuridiche, mediche, antropologiche, religiose si intersecano e ci chiedono, ancora una volta, di imparare a stare nella complessità. In un momento storico in cui vorremmo avere chiaro chi sono i buoni e chi i cattivi, chi abita il giusto e chi persevera nell’errore, le questioni aperte sul fine-vita ci chiedono di abitare la scala dei grigi, la complessità, l’ ambivalenza e ci portano, nel nostro intimo, a guardare in faccia la nostra creaturalità, includendo nella nostra vita, la morte e il morire.

Silvia Bortolin

 

“Liberi fino alla fine” questo è lo slogan che da qualche mese leggiamo sui social, sui cartelli pubblicitari, negli stand in piazza. Ma ci siamo chiesti cosa significa davvero questo?

La dottoressa Francesca Marin, sabato 12/2, ci ha fornito degli strumenti utili per poter affrontare il tema della morte. È stato un incontro estremamente impegnativo moralmente, che suscita in tutti noi alcune domande: ma io da che parte sto? Che valore ha la vita per me? Cosa significa morire dignitosamente? Cos’è la morte? Cos’è l’accanimento terapeutico? E le cure palliative? Domande a cui, ancora oggi, non riusciamo a dare una risposta proprio perché non esiste il bianco e il nero bensì una scala di grigi.

Spesso questo tema, oltre che suscitare diverse domande, crea in noi un certo scandalo per cui preferiamo evitare di parlarne come un tabù; forse è qui che ci sbagliamo, infatti, dovremmo fare esperienza del limite quotidianamente per poter prepararci a una morte serena. Anche Papa Francesco invita tutti noi, nel fine vita del prossimo, a dare amore nel modo che ci è proprio e dice di prendersi cura dell’altro fino in fondo senza accanirsi inutilmente contro la sua morte.

Noi come giovani, alla luce di questo incontro, vorremmo una società più consapevole e che parli senza filtri su un tema così importante come la morte perché tutti noi, almeno una volta, la incontreremo nel nostro percorso. 

Chiara Gallicchio

 

 

 

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