Come prepararsi al meglio per la Festa della Pace 2020 che si svolgerà a San Vito? Con una bella formazione educatori che si è svolta a Fiume Veneto!
Come sappiamo quest’anno il tema della festa della Pace è stato tratto dal “Manifesto della comunicazione non ostile”, e ogni parrocchia nell’attività che precede la festa ha analizzato uno di questi punti e creare un gioco adatto che riesca a descriverlo al meglio.
Questo manifesto offre una grandissima varietà di spunti che verranno maggiormente approfonditi durante la festa insieme ai ragazzi, ma uno dei punti che è stato analizzato in questa formazione educatori è il primo: “VIRTUALE È REALE: dico o scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona”.
Direi proprio che non si sarebbe potuto assolutamente trovare qualcosa di più attuale di questo, perché oggi i social network sono sì una meravigliosa piattaforma nella quale condividere con gli amici foto di eventi, feste, cibo, musei e moltissimo altro, ma… a chi accetto la richiesta di amicizia su Facebook davvero? Lo posso conoscere? Chi guarda le mie foto? Perché la mia foto è stata condivisa da 15 persone? Ho 700 follower su Instagram: quanti ne conosco davvero?
Ed è qui che nascono i problemi: la gente dietro a una tastiera è in grado di dire certe cose ed è anche molto brava a muovere critiche riguardanti le opinioni altrui e l’aspetto fisico. Perché fare dei commenti negativi ad una persona sui social e poi nella vita reale fare come niente fosse? È questo quesito che ci siamo posti: è necessario? E da qui nascono dei pareri contrastanti.
Durante la formazione abbiamo cercato di impersonare il “profilo Instagram medio”, cercando di immedesimarci in persone che erano molto lontane da noi, come ad esempio un profilo di coppia, un disoccupato che crede di essere al centro del mondo, un quindicenne. È stato difficile entrare nella mente di questi personaggi (ovviamente inventati) che commentano a raffica, a volte distruggendo l’autostima di una persona.
Dopo questa attività difficile, ma che ha comunque strappato qualche sorriso, è iniziata una discussione, dapprima a piccoli gruppi poi tutti insieme, sull’attività appena svolta.
“Lo fa perché si deve sentire superiore”, “vuole mettere zizzania e creare una discussione”, “ma che senso ha? Perché mai ci si deve abbassare all’ignoranza di questo utente? Basta ignorarlo e/o cancellare il commento”, “molto spesso sono gli adulti a commentare in malo modo le foto, di solito i ragazzi ne prendono atto, ma piuttosto ne parlano con l’amico”. I pareri erano non molto diversi fra di loro, e per approfondire maggiormente la questione sono arrivate quattro ragazze che come hobby gestiscono un mog, così da loro definito, ossia The Eat Culture.
Questo sito non è un blog né un magazine, è un contenitore nel quale l’esperienza personale di un blog è fondamentale tanto quanto l’informazione di un magazine”.
Si tratta di una piccola, ma neanche tanto, realtà virtuale dove vengono espresse le loro passioni e i loro gusti. Diversi sono i progetti che hanno realizzato, uno degli ultimi è #myhappynews, un’iniziativa che si pone l’obiettivo di creare e diffondere un pochino la felicità nel social, cosa che non farebbe male eh, e che dovrebbe essere fatta più spesso perché appunto, come si diceva prima, nel mondo dei social c’è più odio che altro.
Queste ragazze hanno letteralmente regalato abbracci agli sconosciuti per invadere la loro sfera personale in maniera positiva, facendo l’esatto opposto di ciò che fa l’odio online, un’azione offline che si ripercuote online perché non esistono barriere tra reale e virtuale (dicono le ragazze in un post online).
Come non essere d’accordo con loro? Usiamo i social media in maniera consapevole perché dietro ogni foto profilo vi è una persona vera, con dei sentimenti e con un cuore, inoltre non rappresentiamo nei social quello che non siamo, ma diamo il MEGLIO di noi, e non il peggio.
Camilla Gregoris