“Ci vogliono quattro abbracci al giorno per sopravvivere, otto per vivere e dodici per crescere” e se in tre giorni ne ricevi almeno 114? Eravamo 38 amici in Casa Alpina a Cimolais...
Abbiamo accolto, guidati da don Fabio Magro, l'invito di San Paolo: chi semina nello Spirito raccoglie vita eterna (Gal 6, 8). All'inizio non è stato semplice. Abbiamo vissuto il silenzio con il timore di scoprire che a volte può essere più affollato della frenetica quotidianità ma è valsa la pena, per ciascuno di noi, immaginarsi bambini cullati tra le braccia di Gesù in una magica bolla d'interiorità. Proprio come le scoperte fatte dai più piccoli, in modo semplice e spontaneo abbiamo vissuto giorni in dialogo aperto con il Signore, leggendo la sua Parola alla ricerca di quella tenerezza che abbiamo sperimentato per primi attraverso i nostri genitori. È facile allontanarsi, sentirsi irrecuperabili e riversare la rabbia contro noi stessi (come Giuda), giudicare l'altro (come il fariseo), non mettere in discussione la propria integrità davanti alle fragilità altrui (come nei confronti dell'adultera).
Noi abbiamo però una grande speranza, quella di affidarci, di vivere le nostre debolezze come un “trampolino di lancio” che ci avvicina alla tenerezza di Dio che nel suo abbraccio accoglie, raccoglie e rigenera tutti. Sapere che Egli, come il Padre Misericordioso, volgerà il Suo sguardo su di noi con amore e che, come il Pastore, caricherà contento la pecorella smarrita sulle Sue spalle, fa sentire amati, abbracciati. Il tempo del ristoro del cuore è giunto al termine per quest'anno. È l'ora di restituire gli abbracci ricevuti sapendo che quando saremo noi ad averne bisogno il Signore come un amico fedele sarà rifugio sicuro sempre pronto ad abbracciarci.