Iniziamo con il ringraziare papa Francesco che ci conduce in questo viaggio alla riscoperta della Misericordia, ci riporta al centro della nostra fede, all’amore che illumina il nostro cammino e riscalda i nostri cuori.
Questo “papà di bianco vestito” non solo ci parla ma ci conduce, ci prende per mano perché non ci perdiamo per strada e ci porta in Africa, terra martoriata da conflitti e povertà, perché è da lì che inizia questo giubileo, lì dove più si soffre e forse dove meglio si piò comprendere il grande invito ad affidarsi a Dio Padre misericordioso.
Papa Francesco apre questa porta santa per tutti e per ciascuno, perché è come comunità che siamo chiamati a compiere questo percorso di conversione e di condivisione, ma nessuno può rinunciare ad una personale adesione, ciascuno è chiamato a sperimentare questo amore strabordante che il Signore dimostra per ognuno di noi e a condividere con chi ci sta vicino la gioia e la gratitudine.
Ma papa Francesco come sempre stupisce con i suoi gesti e allora non si limita all’Africa, che per molti rimane comunque lontana e neanche a Roma, forse troppo centrale e allora chiede che questo giubileo apra le porte anche in ciascuna diocesi, accompagna per mano anche i vescovi, i sacerdoti e la comunità tutta in questo gesto di apertura. Veramente tutti siamo chiamati ad aprire le porte ma anche a bussare a tante porte nella speranza che qualcuno ci apra e ci accolga.
E così che domenica 13 dicembre ci siamo ritrovati veramente in tanti a Pordenone, dalla chiesa del Cristo in pellegrinaggio fino al duomo, una bella esperienza di chiesa che cammina insieme, pur con passi diversi, una chiesa che si apre alle chiese sorelle, e che trova nell’eucarestia il momento centrale di condivisione e ringraziamento.
Per il nostro consiglio diocesano, allargato a quanti collaborano al servizio in Azione Cattolica e alla chiesa diocesana, equipes, laboratorio della formazione.... è seguito un momento conviviale a cimentare ed arricchire le relazioni.
Ma torniamo al Giubileo della Misericordia, è da qui si parte, le porte devono restare aperte, l’accoglienza non ha orario, rimangono aperte anche per noi che siamo chiamati ad uscire per incontrare e condividere con chi ci sta più vicino e soprattutto con chi è più in difficoltà.
Mi chiedo allora: “Chi è il mio prossimo?” me lo chiedo e lo chiedo a ciascuno di voi..
Buon viaggio nella misericordia mai da soli ma sempre in compagnia
Barbara