Domenica 13 novembre in tutte le diocesi è stata celebrata a livello locale la chiusura della porta santa della Misericordia, l'ultima porta verrà "chiusa" dal papa domenica prossima a san Pietro, che di fatto ha concluso l'anno giubilare.
Nella Cattedrale di San Marco di Pordenone ci siamo trovati alle 15:30 per la celebrazione eucaristica, voluta per rendere grazie al Signore per quanto vissuto in questo Giubileo, un tempo straordinario che ci ha permesso di lasciarci trovare e raggiungere dalla Misericordia di Dio.
Se qualcuno ti chiedesse: “Cosa ti è rimasto di questo Anno Santo?”. Tu cosa risponderesti?
Io, più delle parole, ho impresso nella mente i tanti gesti concreti che ha compiuto papa Francesco, non da ultimo il pranzo con i terremotati, il giubileo dei carcerati, il chiedere scusa alle persone socialmente escluse per come li abbiamo trattati come Chiesa, (“Vi chiedo perdono a nome dei cristiani che non leggono il Vangelo trovando la povertà al centro. Vi chiedo perdono per tutte le volte che noi cristiani davanti a una persona povera o a una situazione di povertà guardiamo dall’altra parte. Scusate. Il vostro perdono per uomini e donne di Chiesa che non vogliono guardarvi o non hanno voluto guardarvi, è acqua benedetta per noi”), il suo pregare insieme a sette famiglie formate da preti, che hanno scelto di lasciare il sacerdozio, per tutti questi segni e per i molti altri gesti concreti: grazie papa Francesco.
Il nostro vescovo Giuseppe ci ha stimolati a ripensare a questi mesi, alle tante iniziative proposte, al dono riscoperto della Misericordia, ma ci ha anche sollecitato come comunità parrocchiali a non limitarci tanto alle parole, quanto a dare concretezza all’amore sperimentato, individuando in ciascuna parrocchia una iniziativa di carità che ne sia espressione, perché l'anno giubilare sarà anche terminato, ma la porta della Misericordia non può essere chiusa, deve rimanere bene aperta come segno di una Chiesa pronta ad
accogliere chi si avvicina e pronta ad uscire per andare incontro agli uomini e alle donne nella loro quotidianità.
Il Vescovo ci ha invitato tutti, e ciascuno, a vivere una "misericordia concreta", a partire dalle opere che meglio realizzano e testimoniano l’amore cristiano. Un mandato che interpella anche noi come Azione Cattolica.
Al termine della celebrazione eucaristica ci siamo affidati a Maria, madre di Misericordia, e poi, usciti dal duomo, una moltitudine che si è dispersa in fretta, per raggiungere le proprie comunità, le proprie famiglie, perché è proprio lì che la vita ci chiama e li che siamo mandati a vivere concretamente la Misericordia di Dio.