“[…] per dono di grazia e forza di volontà, si formò in lei quella personalità non comune, quella donna di zelo infaticabile, di sacrificio sorridente, di fiduciosa accettazione della grave prova con cui Dio volle chiudere la sua vita, che moltissimi conobbero e ammirarono.” Padre Agostino Gemelli

Una donna vissuta tra due secoli. Una donna che ha in qualche modo cambiato la percezione e il ruolo del laicato femminile. Lei stessa fu parte di un cambiamento epocale, intrecciato con la storia politica e sociale del nostro Paese. Nel 1946, quando per la prima volta l’Italia votò con il suffragio universale, si impegnò con tutte le forze per sollecitare le ragazze e le donne a partecipare alla sfida democratica e alla ricostruzione del Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Una donna che ha percorso l’Italia, che ha incontrato ed è andata incontro a giovanissime beniamine e aspiranti, con coraggio e fermezza, occupandosi della loro formazione e della loro crescita spirituale, sensibilizzando all’impegno civile e sociale.
Nata nel 1882 a Milano da una famiglia borghese liberale, cresciuta ben lontana dagli ideali religiosi e cattolici. Impara a conoscere il Signore negli anni della giovinezza, e in lei si sviluppa una fede ardente, che manifesta soprattutto nella carità. Nel 1918 le viene chiesto di dare inizio alla Gioventù Femminile Cattolica, prima a Milano, poi in tutta Italia, diventandone Presidente Nazionale. Qualche anno prima, all’età di 31 anni, Armida Barelli offre sé stessa a Dio per l’apostolato nel mondo, scelta che cambierà radicalmente tutta la sua vita. Né moglie, né madre, né religiosa: una scelta contro la mentalità del tempo, fatta con coraggio e determinazione.

Armida Barelli, insieme a religiosi come padre Agostino Gemelli, si dedicherà alla creazione di molte realtà quali l’Istituto Secolare delle Missionarie della regalità di N.S. Gesù Cristo, l’Opera della Regalità di Cristo e contribuirà in modo decisivo alla fondazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Per trent’anni (dal 1920 al 1950) percorrerà l’Italia intera, organizzando momenti formativi, incontri, congressi, settimane sociali, corsi e conferenze per la diffusione della GF (Gioventù Femminile). Contribuì così a dare impulso al servizio associativo ed ecclesiale del laicato femminile, anticipando di fatto i tempi. Nel 1948 le iscritte alla GF erano più di un milione.
Fra i tanti spunti che la vita beata di Armida Barelli ci offre, due mi sembrano le sottolineature più doverose.

La prima è la sua umiltà, la sua titubanza e i dubbi che non negò mai di nutrire quando le vennero affidati incarichi importanti o compiti ardui. Armida inizialmente rifiutò la proposta dell’arcivescovo di Milano di formare un nuovo movimento di gioventù femminile, per il timore di parlare in pubblico, di viaggiare, convinta non facesse per lei. Cosa le fece cambiare idea? Giunse alle sue orecchie una notizia: un’intera classe di ragazze (tutte credenti) non osò replicare al professore che accusava di ignoranza chi partecipava alla messa. Ciò la convinse a tornare sui suoi passi e accettare la sfida di ripensare alla formazione laica femminile, dicendosi pronta a tutto. Quando Papa Benedetto XV in persona le chiese di aiutarlo nella costituzione della Gioventù Femminile, il forte desiderio della giovane di diventare missionaria francescana in terre lontane venne messo da parte, nell’obbedienza ad un disegno ben più grande delle sue forze. Superò limiti, stereotipi e distanze geografiche e sociali, in totale obbedienza al volere di Dio.

Il secondo aspetto è la serietà e la profondità spirituale della formazione laicale proposta dalla Gioventù Femminile, senza mezze misure. È celebre il suo motto “non accontentatevi di essere buone alla buona. Vivete nel mondo senza nulla concedere al mondo. Lavorate senza posa, ma soprattutto amate, amate, amate”. Citando le parole di Maria Dutto, parlando delle giovani aderenti alla GF, scrive che esse “aderivano a un’associazione che richiedeva un impegno di studio di partecipazione attiva alla vita della chiesa e della società un’impostazione di vita rigorosa e vivace.” La forza della beata Armida Barelli sta anche nell’aver saputo attraversare il suo tempo cogliendo le istanze di cambiamento e formando le giovani generazioni, avendo cura di molteplici aspetti, dalla crescita spirituale allo sviluppo della coscienza sociale, civile, morale delle giovani, ridefinendo il ruolo delle donne anche all’interno dell’Azione Cattolica.


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