In occasione della veglia per il mese degli incontri che si terrà in seminario venerdì 19 maggio alle 20.30 conosciamo meglio la figura della zingara del buon Dio, Armida Barelli. La sua infatti è stata una delle figure più interessanti e rilevanti del Novecento italiano, capace di leggere il suo tempo e nello stesso momento di proiettarsi verso il futuro.
Ricordiamo Armida Barelli soprattutto per la fondazione della Gioventù Femminile, avvenuta il 17 febbraio 1917 nella città di Milano estesa a tutta Italia su richiesta di Benedetto XV. È così che nel 1919 Armida percorre tutta l'Italia tra le rovine della Prima guerra mondiale per istituire la Gioventù Femminile.
Armida è stata capace di cogliere i cambiamenti in atto nell’Italia del XX secolo e in particolare l’aspirazione delle donne ad avere un ruolo nella società. Un merito della Gioventù Femminile, infatti, è stato quello di consentire la crescita sociale, l'alfabetizzazione culturale, il coinvolgimento ecclesiale e la partecipazione politica delle donne, a prescindere dalla classe sociale alla quale appartenessero. Armida, che tutti noi dell'Azione Cattolica abbiamo imparato a conoscere come la sorella maggiore proprio in virtù di questo suo ruolo di aprifila, di modello e di ispiratrice, va considerata come un esempio di laicità vissuta prima ancora che ostentata o declamata, infatti, la sua vita apostolica scaturisce da una profonda vita spirituale. Segno concreto ne sono una croce appesa a una lunga catena d'oro e una spilla che raffigura l'immacolata. La croce è un dono che le giovani hanno fatto ad Armida in occasione del terzo congresso nazionale della Gioventù Femminile del settembre del 1925; invece la spilla è un dono dell'amica e collaboratrice Teresa Pallavicino, fattole nel 1943 in occasione del venticinquesimo anniversario della fondazione della Gioventù Femminile. L'effigie dell'Immacolata ritratta sulla spilla simboleggia i tanti “Eccomi” detti da Armida durante la sua vita.
Armida non si ricorda solo per la fondazione della Gioventù Femminile ma anche per il ruolo fondamentale che ha avuto nella progettazione nella realizzazione dell'Università Cattolica di Milano, opera nella quale si cimenta mossa dalla convinzione che sia necessario creare un ambiente formativo non elitario in cui creare cultura, in cui coniugare fede e ragione, un luogo che si configura come l'ateneo dei cattolici italiani. L'università viene intitolata al Sacro Cuore proprio per volontà di Armida.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù ha radici lontane nella vita di Armida: in famiglia non riceve un’educazione religiosa e viene infatti a conoscenza di questo volto dell'amore del Signore quando nel 1895, a tredici anni, viene iscritta al collegio femminile di Menzingen e poi non perderà mai la certezza che Dio la ama, non la abbandonerà e non la deluderà, come appare chiaramente dalle sue parole: «Fidatevi del Sacro Cuore nelle ore tristi e nelle ore liete negli scoraggiamenti e nelle prove, fidatevi di lui, sempre».
La beatificazione di Armida, avvenuta il 30 Aprile 2022, ha fatto riscoprire una figura significativa per l'Azione Cattolica che non è mai stata posta in secondo piano ma che continua a incarnare uno stile associativo fatto di amicizia e fraternità. Questo viene rappresentato dal rito che ancora oggi si compie della consegna dei gioielli di Armida tramandati alle vicepresidenti come in una staffetta ma anche da tutti gli incontri che si svolgono in suo nome nelle parrocchie e nelle diocesi, come quello del 19 maggio cui siete tutti invitati a partecipare.