La cultura della cura come percorso di Pace passa anche attraverso il diritto umanitario. Papa Francesco nel suo messaggio per la giornata mondiale della Pace riporta l’attenzione sui numerosi conflitti che, ancora oggi, affliggono il mondo è che fanno diventare le città “epicentri dell’insicurezza, dove i loro abitanti lottano per mantenere i loro ritmi normali, perché vengono attaccati e bombardati indiscriminatamente da esplosivi, artiglieria e armi leggere. I bambini non possono studiare. Uomini e donne non possono lavorare per mantenere la famiglia.

Il I gennaio il  tradizionale appuntamento con la giornata mondiale per la Pace sarà celebrato con la S.Messa a San Vito al Tagliamento presieduta dal vescovo Giuseppe con diretta streaming sul canale you tube.

Come sempre il tema ce lo indica papa Francesco nel messaggio per la giornata mondiale per la pace : "La cultura della cura come percorso di pace" clicca qui il percorso associativo soprattutto per l'ACR e gli adulti proseguirà durante il Mese di gennaio e vi daremo ulteriori informazioni prossimamente.

In questo tempo così difficile e complesso accogliamo la Luce che viene a rischiarare le tenebre. Affidiamo a Lei le nostre  paure/sofferenze, lasciamoci  raggiungere dal suo chiarore e calore e condividiamola con i fratelli per generare e rinnovare le nostre vite e le nostre comunità.

Laboratorio permanente di personalizzazione della Parola di Dio

Un “cuore che ascolta” è il dono chiesto da Salomone a Dio, per iniziare il suo servizio da re (cf. 1Re 3,9).

Come Mosè ascoltava Dio, mentre gli parlava tra i cherubini che coprivano l’arca della Testimonianza (cf. Es 25,22) contenente la sintesi della Torah, cioè le tavole con le 10 Parole, e come Gesù, meditando le Scritture, ascoltava la voce del Padre, per compiere la sua volontà, così ogni credente che voglia diventare donna o uomo di Dio è chiamato ad esercitarsi nell’arte dell’ascolto, familiarizzando con le Scritture e imparando a percepire la voce del Vivente che parla sulla nuova arca che è il cuore (cf. Os 2,16) di ciascuno. Solo così si diventa adoratori in spirito e verità, come dice Gesù. Il Padre cerca tali adoratori (cf. Gv 4,23) e ciò significa che non è così scontato che ci siano persone disponibili a entrare in un vivo rapporto con lui, fatto di ascolto, disponibilità, operatività, in una parola, come dice il salmista, a cercarlo a loro volta («Il Signore dal cielo si china sui figli dell’uomo, per vedere se c’è un saggio, uno che cerchi Dio»: Sal 14,2), per amarlo con tutto il cuore, tutta l’anima, tutte le forze (cf. Dt 6,5).

E’ arrivato l’8 dicembre giorno nel quale scegliamo di rinnovare il nostro Sì all’Azione Cattolica, Sì che prende forma e diventa concreto all’interno delle nostre comunità parrocchiali davanti alle quali dichiariamo il nostro impegno. Forse quest’anno, ancora più degli scorsi, c’era il bisogno di vivere l’appuntamento della veglia dell’Adesione in comunione con gli aderenti di tutta la diocesi.

A causa delle limitazioni vigenti, non è stato possibile vivere la veglia in presenza, ma grazie ai mezzi tecnologici, con cui un po’ tutti abbiamo fatto pratica in questi mesi, siamo riusciti a sentirci uniti in preghiera collegati da casa oppure ritrovandoci in chiesa con il proprio gruppo parrocchiale. La larga partecipazione (più di 115 profili collegati per 200 persone che hanno partecipato) ha sottolineato la voglia di condividere, insieme, questi momenti significativi dell’anno associativo.

Nella giornata di oggi non abbiamo potuto fare i soliti grandi festeggiamenti ma abbiamo comunque voluto fare un gesto comune che potesse UNIRCI in questa importante giornata di AC.

Carissimi, quest’anno la veglia di preghiera in occasione della festa delle adesioni ci raggiunge nel clima particolare della pandemia e in una situazione nazionale che limita gli spostamenti e gli incontri. Abbiamo imparato dai mesi scorsi che non dobbiamo scoraggiarci, né rassegnarci, ma trovare il modo per vivere i nostri appuntamenti associativi, modificando le abitudini con la santa determinazione e la fermezza che ci vengono dallo Spirito: pronti a fermarci, quando è necessario, a muoverci quando e come è possibile.

Anche in questo frangente, si tratta di vivere la vita associativa come una navigazione A vele spiegate, imparando l’arte di ripartire, esplorare, scegliere. Quest’arte richiede la disponibilità ad andare al largo, la capacità di governare la barca, la prontezza a guardare stelle e sole - unici riferimenti in mare aperto - per fare il punto e correggere la rotta, l’ascolto attivo di chi sa armonizzare elementi diversi come il vento e il mare, lo sguardo acuto e fiducioso di chi ha la meta nella mente e nel cuore quando ancora non è visibile agli occhi, l’essenzialità di chi sa scegliere cosa è importante nel viaggio. Crediamo che lo Spirito stesso ci stia insegnando quest’arte, in un apprendistato che viviamo giorno dopo giorno, portati al largo di un’esperienza senza precedenti, com’è il mare di questo 2020.

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